Il 26 novembre 1864 Alice Liddel leggeva per la prima volta il manoscritto Alice sottoterra, prima (o seconda) stesura di quello che sarebbe diventato il romanzo fantasy per bambini più famoso di tutti i tempi Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, pubblicato nel 1865.
La storia era nata per gioco un paio di anni prima durante una gita in barca nei pressi di Oxford, in Gran Bretagna. Nel tragitto, le tre sorelle Liddel, Lorina di 13 anni, Alice di 10, Edith di 8, e il reverendo Robinson Duckworth avevano ascoltato Charles Lutwidge Dodgson, matematico e scrittore inglese, raccontare di una bambina annoiata di nome Alice che va in cerca di un’avventura.
Una favola di fantasia che era piaciuta talmente tanto alla piccola Alice Liddel, che era stata proprio lei a incoraggiare Dodgson, divenuto in seguito famoso con lo pseudonimo di Lewis Carrol, a scrivere un romanzo partendo dallo spunto nato proprio quel pomeriggio passato in barca, e a convincerlo a fargliene dono. L’autore di certo non poteva immaginare che Alice nel Paese delle Meraviglie sarebbe diventata una delle favole fantasy più famose di sempre, tradotta in 176 lingue, una storia molto amata non solo dai bambini, ma anche dal pubblico adulto, con trascrizioni mirabili per il cinema – basti ricordare il film visionario di Tim Burton del 2010 – la tv, il teatro, la musica, i fumetti.
Alice nel Paese delle Meraviglie è un meraviglioso viaggio al confine tra realtà e fantasia. Alice, la bambina bionda protagonista della storia, si addormenta e sogna di inseguire un coniglio bianco – il Bianconiglio – in un mondo fantastico che contraddice le leggi fisiche, pieno di personaggi incredibili e paradossali, il mondo, appunto, delle meraviglie. Catapultata in questo universo senza senso, Alice comincia a sperimentare che qui nulla è come sembra e che la logica razionale non trova applicazione. Il corpo della ragazzina si modifica, rimpicciolendosi e ingrandendosi in base a quello che beve o a quello che mangia e i singolari personaggi antropomorfi di cui si ritrova circondata, dal Bianconiglio al Cappellaio Matto alla Regina di Cuori, per citare i più celebri, mettono in discussione tutte le sue azioni e parole, compiendo loro per primi atti senza alcun nesso logico, ma rivestendoli di importanza come se fossero assolutamente coerenti e razionali.
Il romanzo è una grande opera della letteratura del nonsenso, in cui la scrittura e le descrizioni capovolgono il senso logico di ogni cosa. Alice è una bambina, ma nel Paese delle Meraviglie deve affrontare problemi da adulta. Si ritrova a doversi adattare suo malgrado alle leggi che governano lo strano universo in cui è precipitata e, quando tenta di socializzare con i suoi abitanti, tutto le risulta molto difficile e contraddittorio. Prova a reclamare la propria identità, ma ogni suo tentativo fallisce. Il suo corpo si ingrandisce e si rimpicciolisce continuamente e, se all’inizio è in balia di queste trasformazioni, ad un certo punto è lei stessa che ne assume il controllo, adattando il suo corpo a seconda delle situazioni e riuscendo anche a guadagnare il rispetto di qualche personaggio. Il Paese delle Meraviglie, ad un certo punto del romanzo, vuole che Alice rimanga lì, in quel mondo illogico e psichedelico, e che inizi a credere che quella sia l’unica realtà possibile. Ma Alice, per crescere davvero, deve tornare a casa sua, e così avviene nell’ultima scena del libro, quando Alice si ridesta dal sogno e torna nel mondo reale. Alice nel Paese delle Meraviglie è la metafora del rapporto conflittuale tra età infantile ed età adulta, del processo di apprendimento e di crescita di Alice: la bambina che si risveglia sul prato alla fine del libro non è la stessa caduta nella tana del Bianconiglio, Alice ha fatto un percorso di conoscenza all’interno di sé stessa e del suo inconscio.
A proposito del tema di cambiare dimensioni che ricorre molto spesso nel romanzo, pare che Lewis Carroll soffrisse di un particolare disturbo neurologico, scoperto e spiegato nel 1955 dallo psichiatra inglese John Todd, e non a caso chiamato “Alice in Wonderland Syndrome”, che consiste in illusioni dell'immagine corporea che coinvolgono distorsioni delle dimensioni, della massa o della forma del corpo del paziente o della sua posizione nello spazio, spesso accompagnate da spersonalizzazione – il sentire come estraneo il proprio corpo – e/o derealizzazione – il percepire la realtà in modo distorto. Se in effetti Lewis Carrol era affetto da questi disturbi nella vita, ben si spiega perché il corpo di Alice nel romanzo cambiasse frequentemente dimensioni e si capiscono anche tante altre stramberie che hanno reso questa favola il capolavoro che è…
Esiste un seguito di Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie intitolato Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, scritto dall’autore nel 1871. Se tradurre il primo romanzo è un'impresa complessa per i giochi di parole, le figure retoriche, i proverbi e i continui riferimenti alla cultura inglese che contiene, tradurre il secondo romanzo è quasi impossibile: i tranelli linguistici sono infatti molto più sottili e difficili addirittura da individuare.
La storia è ambientata sei mesi dopo la fine del primo libro e inizia con Alice che, incuriosita da uno specchio nel suo salotto, scopre di poterci passare attraverso. Dapprima la ragazzina trova una sorta di diario che contiene un testo per lei incomprensibile. Si viene a creare così un 'mistero' irrisolto nel romanzo, sottolineato anche da un punto di vista linguistico perché, essendo il diario un componimento poetico pieno di parole inglesi inventate, è praticamente intraducibile in qualsiasi altra lingua... Il significato viene poi svelato da Hampty Dumpty, un personaggio rappresentato come una grossa testa d'uovo antropomorfizzata che Carrol prende da una filastrocca molto cara ai bambini inglesi contenuta in una raccolta di fiabe di Perrault. Hampty Dumpty intrattiene con Alice uno dei dialoghi più celebri dell'intero romanzo, dove compaiono alcune invenzioni linguistiche in seguito entrate nell'uso della lingua e nella cultura inglese.
Il resto del libro è perlopiù incentrato sul desiderio di Alice di ottenere una corona e di diventare Regina. Dopo che Alice ha passato l'esame finale, viene preparato un banchetto, durante il quale lei si risveglia dal suo sogno. Mentre il primo romanzo di Carrol è ricco di riferimenti alle carte da gioco, il secondo è basato sul gioco degli scacchi.
Nell’ultimo capitolo c’è un riferimento ad Alice Liddell: si tratta di un acrostico, cioè un testo in cui le prime lettere di ogni riga compongono una frase di senso compiuto, in questo caso proprio il nome “Alice Pleasance Liddell”. Pleasance è il secondo nome della vera Alice, la bambina che durante il famoso tragitto in barca ispirò la storia da cui nacque tutto.