I nostri figli hanno incominciato da poco le medie. Già nei primi mesi le richieste di autonomia si susseguono a raffica. Lasciarli camminare da soli non è semplice… per noi sono ancora dei bambini, anche se a scuola, ormai, ci vogliono andare insieme all’amico o all’amica che abita vicino a casa, e non più accompagnati da mamma e papà.
Nella nuova scuola i nostri pargoli hanno scoperto anche il fantastico mondo degli anime, i cartoni animati giapponesi che tutti i loro compagni guardano e che anche loro devono assolutamente vedere, pena la “morte sociale” all’interno del loro gruppo (questa non è mai la motivazione dichiarata, ovviamente… ci diranno piuttosto che l’anime di turno è “bellissimo” e che non possono più farne a meno).
Così, una grande opportunità per i nostri figli, cioè la possibilità di accedere liberamente a una o più piattaforme di TV on demand, si trasforma per noi genitori in un boomerang, una sfida da affrontare ogni giorno: da un lato, ci sono i nostri ragazzi, che insistono fino allo sfinimento (nostro) per vedere gli anime che tutti i loro amici guardano, e dall’altro, noi adulti, che cerchiamo di porre un freno, perché questi cartoni animati non li conosciamo, non li capiamo e, alla fine, un po’ ci fanno paura.
In aggiunta, dobbiamo lottare anche contro... i manga, la “versione a fumetti” delle serie animate, spesso scoperta dai ragazzi in seconda battuta ma più difficile da limitare nella fruizione: un fumetto, infatti, si può tranquillamente occultare nello zaino e leggere di nascosto in cameretta o fuori da casa.
Alle volte, gli anime e i manga preferiti dai ragazzi diventano quasi una mania, un’ossessione e, per i genitori che tentano di porre dei limiti, un tormento quotidiano che può portare anche a conflitti accesi all’interno della famiglia.
La soluzione allora qual è? Sicuramente, la conoscenza della materia può aiutare gli adulti ad andare incontro alle richieste dei propri figli e a ridimensionare, ove possibile, il problema.
Molti forse sanno che gli anime, così come i manga, non sono pensati solo per i bambini. Da qui, soprattutto, deriva la paura di lasciare i giovanissimi indisturbati di fronte allo schermo o di consentire la lettura senza controllo.
Però, proprio perché gli anime e i manga si rivolgono a destinatari diversi – bambini, ragazzi e adulti – in Giappone esiste una suddivisione chiara in categorie, per età, per genere e addirittura per tema, che può aiutarci a capire se un determinato prodotto è adatto o meno ai nostri figli.
Ecco come anime e manga sono suddivisi per età:
- Kodomo: per bambini fino a 10 anni. Si tratta di storie semplici e allegre, con personaggi dai tratti chiari e ben definiti. Alcuni esempi: Doraemon, Kurochan, Pokemon Adventures.
- Shonen: per ragazzi teenager. Storie molto popolari incentrate su avventura, azione, sport, combattimenti e amicizia, che interessano sempre di più anche le ragazze. Sono presenti dei sottogeneri, come quello psicologico, investigativo, horror... Alcuni esempi: Dragon Ball, Naruto, One Piece, My Hero Academia, Attack on Titan.
- Shojo: per ragazze teenager. Esplorano temi come romanticismo, dramma, sentimenti, vita quotidiana. Alcuni esempi: Nana, Sailor Moon, Fruits Basket, Lady Oscar, Cardcaptor Sakura.
- Seinen: per un pubblico maschile adulto. Hanno trame più complesse rispetto agli Shonen, risvolti psicologici più maturi e fanno ampio ricorso alla violenza (scene esplicite). Prevedono alcuni sottogeneri: drammatico, gore, horror psicologico… Alcuni esempi: Berserk, Ghost in the Shell, Monster e Death Note, Akira, Vinland Saga.
- Josei: per un pubblico femminile adulto. Sono storie realistiche che affrontano la vita quotidiana, le relazioni e la crescita personale in modo più maturo rispetto agli Shojo. Alcuni esempi: My Broken Mariko, Paradise Kiss, Sakuragari, Quel che resta del sogno, Tomie.
Le due classificazioni che interessano i genitori di ragazzi pre-adolescenti o appena entrati in adolescenza – Shonen e Shojo – contengono un evidente problema… coinvolgono una fascia di età molto ampia, quella dei teenager appunto, che va dai 12 ai 18 anni. Quindi, se vogliamo proteggere i nostri figli dall’esposizione a temi non adatti a loro, è molto importante verificare anche l’età consigliata sul singolo prodotto, per verificarne il corretto posizionamento.
L’ideale sarebbe poter vedere con i nostri ragazzi il primo episodio di ogni nuova serie anime che loro sono interessati a guardare. Nell’episodio pilota, infatti, sono già espressi tutti i temi che saranno poi esplicitati nel proseguo della serie; si possono inoltre evincere lo stile grafico, il linguaggio e il taglio con cui tali argomenti verranno trattati.
E’ sempre possibile fare questa operazione con i nostri ragazzi? Naturalmente, no.
Ci viene in aiuto in questo senso il Parental Control, che viene messo a disposizione dalle principali piattaforme di streaming on demand, come ad esempio Netflix, Amazon Prime, Sky.
Anche se la classificazione è fatta per fasce di età (e non sugli anni), non è omogenea su tutte le piattaforme e non sempre è effettuata in modo corretto, il Parental Control è uno strumento utilissimo per limitare la fruizione degli anime da parte dei nostri ragazzi a quei prodotti che sono più o meno in linea con la loro età.
Su alcune piattaforme, il Parental Control agisce in modo diversificato su ciascun episodio di una serie. Facciamo un esempio: all’interno di una serie ci sono dei temi trattati in alcuni episodi che li rendono 16+ ma la maggior parte degli episodi sono 13+; in presenza di un Parental Control 13+, solo gli episodi 13+ della serie saranno visibili, quelli 16+ saranno bloccati. Ciò consente un’ottima soluzione di compromesso per far vedere comunque la serie a nostro figlio o figlia, impedendo la visione dei contenuti non adatti.
Sull’adeguatezza di un prodotto, influiscono inoltre fattori come la sensibilità individuale del ragazzo o della ragazza che si espone alla fruizione, la presenza di fratelli e sorelle più grandi, che inevitabilmente “spianano la strada” ai più piccoli, e anche il sistema valoriale della singola famiglia.
Un’ulteriore considerazione riguarda la differenza fra anime e manga. Se abbiamo autorizzato la visione di un anime, in linea teorica dovremmo consentire anche la lettura del manga da cui è tratto. Tuttavia, bisogna tenere conto che i manga possono essere più dettagliati o espliciti, specialmente nelle scene di violenza o nudo, questo perché l’animazione, rispetto al fumetto, deve attenersi a delle linee guida per essere trasmessa in televisione o su altre piattaforme senza essere censurata. A volte, alcune scene dei manga originali vengono del tutto eliminate negli anime, proprio per consentirne la diffusione in più Paesi, che hanno criteri per la censura differenti.
Quindi, a questo punto, con gli anime che si fa? Da parte nostra suggeriamo di sfogliare il fumetto prima di metterlo a disposizione dei ragazzi, così almeno possiamo renderci conto di cosa abbiamo fra le mani…

