I bambini, si sa, quando fanno qualcosa di buffo o di inusuale per la loro età inteneriscono e divertono la maggior parte di noi, e più sono piccoli, più ci piacciono (i video con bambini ottengono in media il triplo delle visualizzazioni rispetto ad altri video).
Di sicuro i contenuti che hanno come protagonisti i bambini fanno presa sugli altri bambini e sulle mamme e questo lo sanno bene gli esperti di marketing che sempre più si affidano ai cosiddetti Baby influencer per veicolare su questi segmenti di mercato i loro prodotti e servizi.
Chi sono i Baby influencer
Tanti genitori si sono accorti che i loro bambini fanno breccia sul web, soprattutto attraverso piattaforme come YouTube, Instagram e Tik Tok, e hanno deciso di mettere a frutto questa opportunità diventando i “manager” dei loro figli, stipulando contratti con le aziende che commercializzano prodotti indirizzati al mercato dei bambini e ragazzi e trasformandoli in piccole star in grado di influenzare le masse e di indurre veri e propri comportamenti di consumo: per questi giovanissimi, i cosiddetti Baby influencer, la creazione dei contenuti web che magari era iniziata per gioco è diventata un vero e proprio lavoro che a ogni video genera guadagni a colpi di visualizzazioni.
Il pensiero corre subito a Ryan Kaji, che a soli 9 anni è il re dei Baby influencer, una delle star più pagate di YouTube, con oltre 30 milioni di follower e decine di milioni di visualizzazioni per singolo video. E ancora, alla star adolescente Niana Guerrero, 15 anni, ballerina e creatrice di contenuti, con 14 milioni di follower su Instagram e YouTube e oltre 29 milioni di follower su TikTok. Un fenomeno partito negli Stati Uniti che da qualche anno ha incominciato a diffondersi a livello globale e anche nel nostro Paese, dove spesso i Baby influencer sono i figli di web influencer. Uno dei più famosi è Leone, figlio di Fedez e Chiara Ferragni, che non ha un suo profilo, ma ha iniziato a confrontarsi con l’influencer marketing sin da piccolo, così come la neonata sorellina Vittoria.
Il Kids Digital Media Report 2019 ha stimato per il mercato globale della pubblicità digitale per bambini un valore assoluto di 1,7 miliardi di dollari entro il 2021, il che equivale al 37% della spesa pubblicitaria totale per bambini. In tale scenario, il fenomeno dei Baby influencer sta diventando molto significativo, soprattutto se si considera che la pubblicità tradizionale riscontra sempre meno successo nelle nuove generazioni.
Come proteggere i bambini dal fenomeno dei Baby influencer
I rischi per i baby utenti sono evidenti: fino ai 7-8 anni i bambini non sono ancora del tutto consapevoli degli intenti pubblicitari dei contenuti cui vengono esposti e questo li mette in una condizione di estrema vulnerabilità nei confronti dell’influencer marketing. Crescendo, incominciano ad avere un approccio più realistico ai contenuti e a cogliere che l’obiettivo dei messaggi veicolati è quello di vendere prodotti o servizi, fino ad arrivare, alle soglie dell’adolescenza, a cercare loro stessi dei consigli sul web da parte dei loro coetanei su temi come i giocattoli, i videogame, la moda, l’alimentazione. In una società come quella odierna in cui l’accettazione da parte del gruppo dei pari è fondamentale sin dai primi anni di scuola, ogni ragazzino individua in rete delle figure di riferimento che rispecchiano, a livello ideale, quello che lui vorrebbe essere, fare o trovare all’interno della sua cerchia di amici. Il rapporto con le giovanissime star del web si basa proprio sulla fiducia e sull'identificazione con questi nuovi idoli che e a volte, purtroppo, diventano persino più importanti degli amici “in carne e d’ossa”. Tutto questo si traduce, per la gioia degli esperti di marketing delle aziende, in intenzioni d’acquisto e, ogni volta che i genitori assecondano i figli nei loro desideri, in acquisti veri e propri.
L’avere dei modelli di riferimento sul web non è di per sé un fattore negativo. E’ opportuno, però, attivare dei meccanismi di “parental control” ove disponibili – nel caso di YouTube esiste YouTube Kids, un’applicazione dedicata a bambini e ragazzi all'interno della quale i contenuti sono filtrati in modo automatico – e fare in modo che l’attività web, soprattutto quella dei più piccoli, venga sempre svolta con la supervisione da parte di un adulto, per essere certi che linguaggio e contenuti siano adatti all'età dei destinari e sicuri per la loro incolumità. Si pensi, ad esempio, a certe sfide su Tik Tok che purtroppo sono state anche di recente all’origine di brutti episodi di cronaca che hanno visto coinvolti dei bambini. E’ necessario educare i bambini all’uso di cellulari e tablet e fare in modo che l’apprendimento degli strumenti digitali che oramai influenzano tantissimo le loro vite avvenga attraverso l'esperienza diretta ma in un luogo protetto.
Quando i Baby influencer sono i nostri figli: opportunità e rischi
Come genitori, ci capiterà molto spesso di pubblicare in rete delle immagini e dei video dei nostri figli sui social. Questa è una pratica che noi di facilebimbi di solito tendiamo a sconsigliare, per tutti gli usi illeciti e fraudolenti che eventuali malintenzionati potrebbero farne. Va da sé che senza genitori che pubblicano contenuti dei loro figli non esisterebbero i Baby influencer…
Bambini e ragazzi al giorno d’oggi possono creare guadagni milionari e questa cosa ha parecchie implicazioni a livello economico, sociale, psicologico, etico, con impatti significativi sulle dinamiche familiari. Nonostante tutte le buone intenzioni dei genitori, nella pratica non è così facile gestire la questione e, soprattutto quando si tratta di Baby influencer di grande successo, il rischio che il bambino rimanga intrappolato nel meccanismo del profitto, perdendo tutte o quasi le occasioni per fare quello che è tipico dell’infanzia, come giocare, andare a scuola e fare sport, è veramente alto. Bisognerebbe per esempio stabilire per il bambino dei limiti di tempo giornalieri dedicati all’attività social. Conviene in certi casi affidarsi a delle figure che hanno competenze in ambito legale.
Oltre al tema dei diritti in senso stretto, che possono essere tutelati dalla legge – anche se, a differenza di quanto avviene per i bambini che lavorano per la tv e il cinema, purtroppo la normativa in materia di web è ancora molto limitata – dobbiamo cercare di non lasciare indietro il nostro ruolo di genitori e anche qui la faccenda diventa spinosa: dare degli insegnamenti e imporre la propria volontà a un bambino che provvede magari al sostentamento di una famiglia intera non è così facile…
Infine, occorre cercare di creare per il bambino delle opportunità di incontro con suoi coetanei al di fuori del web e della scuola, che certamente deve continuare almeno fino alle secondarie superiori, per fornirgli comunque delle opportunità per il suo futuro. C’è infatti un aspetto fondamentale da tenere presente: i Baby influencer non rimangono baby per sempre… quindi la loro carriera è destinata comunque a finire, prima o poi. E’ necessario essere pronti a sostenere i propri figli anche nel momento della caduta, quando da idoli nell’Olimpo degli Dei si ritroveranno di nuovo sulla Terra.