COS’E’ LA CRISI ADOLESCENZIALE
L’adolescenza è una trasformazione radicale, una sorta di seconda nascita. È una terra di mezzo in cui il bambino diventato ragazzo non si riconosce più in ciò che era, ma non ha ancora scoperto chi diventerà.
È un periodo di rottura per i nostri figli in quanto l’identità precedente non calza più ed è necessario ricostruirne una nuova da zero; si tratta di un passaggio faticoso e perturbante definito “crisi adolescenziale”.
Il termine “crisi” – dal greco krísis, separare, distinguere, giudicare, decidere – non va inteso su un versante patologico, tutt’altro. È un movimento sano, fisiologico in cui il ragazzo deve separarsi simbolicamente dai genitori per capire chi è e trovare il proprio posto nel mondo.
L'adolescenza è un percorso naturale, fatto di conflitti e pieno di contraddizioni: distanze e riavvicinamenti, richieste di autonomia e ricerca di attenzioni, emozioni che cambiano intensità senza un apparente motivo o un totale senso di disinteresse verso ogni cosa.
In famiglia, non esistono più film sul divano, passeggiate all’aria aperta la domenica pomeriggio, dettagliati racconti di vita. Al posto di tutto questo, viene appeso alla porta della cemeretta il cartello “vietato entrare”, il cellulare diventa una parte del corpo tutt’uno con la mano, le confidenze vengono riservate agli amici durante interminabili videochiamate, le console per videogiochi sono il passatempo preferito, in solitaria o con ragazzi sconosciuti collegati in rete da tutte le parti del mondo.
Così, quel bambino così amorevole e innamorato di mamma e papà, sembra oggi sia stato sostituito da un avatar, indisponente, provocatorio e imprevedibile, che cerca autenticità e coerenza negli adulti, spesso sfidando le regole, non per ribellione sterile, ma per capire qual è il suo spazio e quali sono i suoi confini. Vive oscillazioni emotive rapide, si misura con la pressione dell’immagine – estetica, sociale, scolastica – e sperimenta una continua tensione tra desiderio di indipendenza e bisogno di sentirsi ancora protetto. Non è “un ragazzo difficile”: sta semplicemente cercando di diventare sé stesso.
Tutto questo avviene mentre il corpo del ragazzo cambia a una velocità sorprendente e il mondo, quello esterno sociale e quello interno emotivo, diventa più ampio, più esigente, più complesso. Ed ecco che ciò che fino a ieri era familiare improvvisamente non lo è più; ciò che risultava rassicurante viene messo in discussione; ciò che è nuovo affascina e intimorisce allo stesso tempo.
Proprio questo continuo oscillare tra attrazione e paura rende la crisi adolescenziale tanto potente quanto destabilizzante, per il ragazzo e, inevitabilmente, anche per i suoi genitori.
QUANDO LA CRISI ADOLESCENZIALE E’ SANA E QUANDO NASCONDE UN DISAGIO
La crisi adolescenziale sana è un movimento continuo. Il ragazzo alterna periodi di chiusura a improvvise riaperture, passando dalla scocciata risposta “tutto bene” pronta per ogni domanda, a momenti di confidenze che arrivano in maniera inaspettata; momenti di irritabilità in cui non si può dire nulla a fasi di entusiasmo. Una montagna russa fatta di cali temporanei seguiti da riprese.
Nonostante le oscillazioni, la quotidianità dell’adolescente rimane funzionale: mantiene alcuni interessi, coltiva relazioni, resta presente, pur tra alti e bassi, nella propria vita. Il conflitto con i genitori può essere acceso, ma non spegne il dialogo: lo rende più complesso, ma non lo annulla.
In una fase così complessa della vita, per il ragazzo e per chi gli sta accanto, è fondamentale prestare attenzione a quei comportamenti che possono segnalare una sofferenza più profonda. L’adolescenza, infatti, è anche un terreno fertile per l’emergere del disagio psichico: molti sintomi che esplodono nel giovane adulto affondano le loro radici proprio in questi anni.
Per questo è necessario mantenere un equilibrio delicato: evitare di patologizzare ogni comportamento tipico dell’età, ma allo stesso tempo non sottovalutare i segnali che meritano ascolto e intervento tempestivo.
E’ raro che un adolescente parli apertamente del proprio dolore, perché lui stesso fatica a comprendere ciò che gli accade. Sa che qualcosa non va, ma non sa nominarlo: le emozioni si mescolano, non si distinguono, e la confusione interna crea un sovraccarico difficile da gestire. È il comportamento, quindi, a parlare per lui, soprattutto quando alcuni atteggiamenti si intensificano o si irrigidiscono.
QUALI SONO I SEGNALI DI UNA CRISI PIU' PROFONDA DELL'ADOLESCENTE?
Diventano comportamenti significativi:
- il ritiro sociale che si prolunga nel tempo e non è più semplice bisogno di privacy, ma vera chiusura verso il mondo;
- il calo marcato e duraturo del rendimento scolastico;
- un umore che resta basso e non trova momenti di sollievo;
- comportamenti rischiosi usati per “staccare” la mente dal dolore come l’abuso di sostanze, di alcol, fino a veri e propri attacchi al sé corporeo;
- un’ansia così intensa da limitare la vita quotidiana;
- l’uso della tecnologia come unico rifugio;
- fino ad arrivare a pensieri di disperazione o perdita di speranza.
Quando si presentano queste manifestazioni, non siamo più di fronte alle normali turbolenze della crescita, ma a un disagio che richiede attenzione, comprensione e, quando necessario, un supporto professionale.
COME AFFRONTARE LE CRISI ADOLESCENZIALI: PRESENZA, ASCOLTO E TEMPESTIVITA’
Per i nostri figli in crescita, il problema non è l’adolescenza in sé, ma la solitudine emotiva. L’adolescente sente di non avere un luogo sicuro in cui esprimere il proprio malessere senza essere giudicato o minimizzato.
Per questo tante volte i social diventano una tana in cui rifugiarsi. Nel web trovi sempre qualcuno connesso a qualsiasi ora, reel che raccontano storie in cui riconoscersi, hashtag che ti portano in un mondo segreto e inesplorato dagli adulti. Agli occhi del figlio i genitori appaiono sempre più distanti, sordi, tanto che il ragazzo non nutre alcuna speranza di essere compreso e resta in silenzio.
Per i genitori non è facile orientarsi: oscillano tra il timore di esagerare e preoccuparsi eccessivamente, cadendo in stremanti meccanismi di controllo, e la paura di banalizzare considerando “normale” ciò che non lo è. L’ascolto non giudicante, la presenza solida anche nei momenti di distanza e la capacità di chiedere aiuto, quando la sofferenza dei ragazzi è persistente o ne limita la vita quotidiana, sono strumenti preziosi.
Nel momento in cui i genitori capiscono che il ragazzo ha bisogno di aiuto, anche i genitori hanno bisogno di aiuto. Cercare supporto professionale non è un fallimento: è un atto di cura.
Offrire un luogo sicuro in cui l’adolescente possa essere sé stesso senza paura, anche al di fuori della famiglia se necessario, è il primo passo per aiutarlo a trovare la propria direzione.
Dott.ssa Elisa Buratti
Centro Clinico di Psicologia Caltanissetta Buratti
Il Centro Clinico di Psicologia Caltanissetta Buratti è una realtà strutturata, altamente specializzata nella valutazione, nella diagnosi e nel trattamento di adolescenti, adulti, coppie e famiglie.
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