Con il diffondersi del Coronavirus, in Italia si è diffusa anche la paura. Dai supermercati presi d’assalto per fare incetta di beni di prima necessità ai toni apocalittici che circolano sui social. Ma perché siamo tutti così spaventati?
Innanzitutto, c’è la paura dell’ignoto, di ciò che non si conosce, dicono gli esperti. Al di là delle prime evidenze scientifiche, il nuovo virus è ancora poco conosciuto: non sappiamo veramente come si è originato, non se ne conoscono con esattezza il tasso di contagio, di letalità e di mortalità, che purtroppo si potranno calcolare con numeri precisi solo alla fine di questa brutta avventura…
In secondo luogo, il cervello umano – ha sottolineato proprio in questi giorni lo psicologo Paolo Grampa dalle pagine di Vanity Fair – è predisposto al contagio emotivo: attraverso i neuroni specchio, gli esseri umani entrano in empatia gli uni con gli altri assorbendone anche le emozioni negative, lo stress, e persino il panico.
Infine, ci sono le misure drastiche prese in alcune città, che mettono un po’ in agitazione anche coloro che, basandosi soltanto sui numeri della malattia ad oggi, guarderebbero al Coronavirus Covid-19 come ad una patologia assimilabile alle normali influenze stagionali.
Come possiamo allora reagire alla paura?
In questa situazione, saper scegliere le fonti di informazioni corrette è fondamentale. I media, come sempre succede, danno una visione della realtà parziale, da una prospettiva, piuttosto che un’altra, e l’allarmismo, si sa, è atteggiamento molto diffuso in questi casi… E’ consigliabile non fare “abbuffate” di tutto quello che troviamo in rete sul virus, ma piuttosto selezionare con cura i canali più seri che vogliamo seguire su questa questione e controllare le notizie due o tre volte al giorno, non di più.
Quando ci viene un’ondata di angoscia seguita dal desiderio irrefrenabile di andare alla ricerca spasmodica di novità, ricordiamoci che questa cosa non fa bene a noi e neanche ai nostri bambini. Se ci mostriamo sereni sul tema del Coronavirus, anche i nostri figli saranno più sereni. E davanti a loro, se possibile, cerchiamo di non parlare dell’argomento, salvo che non siano loro a chiederci spiegazioni. In tal caso, puntiamo alla positività.
Ci può essere d’aiuto, in questo senso, l’articolo di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta all’Università degli Studi di Milano, pubblicato qualche giorno fa sul Corriere. Pellai mette in evidenza come l’uomo, nel corso della storia abbia saputo fare cose straordinarie. Ha imparato a vincere malattie ben più terribili, ha inventato missili per arrivare sulla luna… La paura ci fa vedere tutto buio e cupo. Se ci affidiamo al lavoro di milioni di persone che oggi stanno lavorando e combattendo per vincere la battaglia contro il coronavirus, un esercito infinito di milioni di uomini e donne – medici, ricercatori, scienziati, infermieri, forze dell’ordine – contro un invisibile microscopico virus, ce la faremo. L’importante è infondere un messaggio di speranza nei bambini e in noi stessi.
A volte dobbiamo rassicurare anche gli adulti, ad esempio i nostri cari. Magari noi riusciamo a mantenere la calma e loro no. In questo caso, invece di porci su posizioni oppositive, cerchiamo di “riempire” l’attenzione di chi ha paura con delle attività piacevoli. Concentrarsi su attività che ci piacciono – suggerisce Grampa – come leggere un libro, guardare un film, stare con la nostra famiglia, ascoltare della musica, o fare una bella passeggiata nella natura, fa bene a tutti, perché produce ormoni che contrastano lo stress.
Le regole di comportamento che circolano attraverso le fonti ufficiali sono semplici da seguire e molto chiare. Abbiamo ancora dei dubbi? Rivolgiamoci al nostro medico curante. Lui resta il nostro punto di riferimento.
I numeri di emergenza sono intasati? Ancora una volta, con una telefonata al nostro medico potremo avere indicazioni su come comportarci.
Il Coronavirus ad oggi riempie le nostre giornate... nei discorsi, nelle notizie, nei pensieri. Dobbiamo decidere noi che spazio dargli nella nostra vita e nella nostra famiglia.